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Spettacolo vincitore del Premio Fersen 2013
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Spettacolo patrocinato dalla Fondazione Memoria della Deportazione

"I was born optimistic: everything is a present...
My music actually is part of my religion"

Inizia così lo spettacolo: nel buio la viva, vibrante voce di Alice ormai ultracentenaria rompe il silenzio.

Sul palcoscenico, alcuni strumenti musicali, abbandonati lì da chissà quanto tempo o forse appena disposti come prima di un concerto.

Entrano 4 figure: sono attrici? Sono musiciste? Non ha importanza, sono tutte Alice, tutte portavoce della sua storia e della sua musica.

Lo spettacolo

"Alice 88 tasti nella storia" non è uno spettacolo tradizionale, non è un semplice recital con musica, nè un concerto nel senso comune del termine: è un "concerto teatrale", una pièce in cui i linguaggi della musica e del teatro si fondono e "confondono", unendo la forza espressiva di note e parole. In scena ci sono tre musiciste e un'attrice, che ripercorrono la straordinaria storia della pianista concertista ebrea Alice Herz Sommer, unendo musica, azioni sceniche e recitazione, sotto la guida esperta di Laura Pasetti, regista, fondatrice del Charioteer Theatre e docente del Piccolo Teatro di Milano e dell'Accademia della Scala.

L'idea è audace, ma non nuova, perchè già maestri dell'avanguardia teatrale del '900 - come, tra tutti, Tadeusz Kantor - hanno rivoluzionato il concetto stesso del fare teatro, concependolo come un'opera d'arte totale, a cui tutte le discipline creative sono chiamate a portare il loro contributo, in una sintesi di recitazione, azione scenica, musica e pittura.

La Compagnia Note di Quinta ha dato vita a questo spettacolo proprio nella convinzione che per una storia forte come quella di Alice - in cui vita, musica e storia si intrecciano inestricabilmente - solo il connubio di varie arti avrebbe garantito giusta forza alla comunicazione teatrale, per arrivare dritta al cuore dello spettatore.

Partendo dal presente, in una serie di flashback rivivono in scena gli episodi più salienti della lunghissima vita di Alice, tutti legati da un unico fil rouge, il suo profondissimo amore per la musica, che la porta ad affrontare con positività le più grandi tragedie della storia e della sua vita: la deportazione della mamma, l'internamento nel ghetto di Terezin, la deportazione del marito, la morte della sorella gemella e del figlio. Lo spettacolo finisce così com'è iniziato. In uno spazio astratto, Alice festeggia i suoi 100 anni dedicando la sua giornata a ciò che ama di più, la musica: la sua religione, la sua vita.

La scena è riempita solo dalla presenza di un'attrice, di tre musiciste/attrici e dei loro rispettivi strumenti: un pianoforte, un violoncello e un flauto. Le interpreti sono tutte Alice e qui, come nella cornice perfetta e composta di un concerto da camera, fa capolino la storia vera di questa piccola grande donna.

La musica, eseguita rigorosamente dal vivo, si fa protagonista della vicenda, in quanto arma di salvezza della protagonista contro le avversità della sua esistenza. Nella pièce la musica non è mai mero sottofondo, ma è scelta e pensata nella sua funzione più genuinamente emozionale, quale fondamentale mezzo espressivo deputato a enfatizzare, colorare e marcare il ritmo dell'azione scenica.

Il soggetto

Alice Herz Sommer (1903) dovrebbe oggi la sua fama al solo pianoforte se il suo talento non si fosse scontrato con il grande corso della Storia del Novecento: eppure proprio la collisione della vita di Alice con i terribili avvenimenti del secolo scorso ha fatto della sua "piccola storia" un affresco unico ed emozionante, da conoscere. E' un viaggio straordinario, nelle luci fioche e nelle ombre nerissime della storia contemporanea, attraverso l'inguaribile amore per la vita e per la musica di una piccola, grande donna. Alice oggi ha 109 anni e suona ancora tutti i giorni il pianoforte.

Praghese di nascita, ma di origini ebraiche, Alice Herz Sommer vide la sua promettente carriera di pianista ostacolata sul nascere dalle persecuzioni naziste, fino a subire nel 1942 l'internamento con tutta la sua famiglia a Theriesenstadt, il lager "modello" dove il Terzo Reich rinchiudeva l'elite culturale ebraica. Se la decisione di imparare a memoria l'ardua partitura dei 24 Studi di Chopin, la salvò dalla depressione e dal rischio di impazzire, la fama e l'attività concertistica proseguita all'interno di Terezin garantirono a lei ed al figlio un tenore di vita migliore rispetto a quello di altri internati e li preservarono fino all'ultimo dal trasferimento ad Auschwitz. Ma la storia di Alice non finisce con la Liberazione: grazie alla sua forza di volontà ella fu capace di ricostruirsi una vita ed una carriera anche dopo, scampando al terrore staliniano e raggiungendo la sorella nella neonata Israele, dove - per chiara fama - fu assunta come docente di pianoforte al Conservatorio di Gerusalemme. Ad ormai ottant'anni, a seguito del figlio divenuto nel frattempo un celebre violoncellista, si è trasferita a Londra dove tutt'ora risiede.

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